
IO CONOSCO LE MIE PECORE ED ESSE MI SEGUONO
C'è una certezza che mai viene meno nella vita di chi ha incontrato il Signore risorto e lo segue: la certezza di essere amato di un amore unico, personale, totale, gratuito. Per esprimere questa realtà Gesù usa un'immagine a lui molto cara, quella del rapporto particolare tra il pastore e le sue pecore, che rivela l'intensità del legame d'amore stretto con ciascuno di noi, l'intima comunione con lui e il Padre, da cui niente e nessuno potrà mai strapparci (Vangelo).
Per questo «i discepoli erano pieni di gioia», perché, sostenuti dalla forza dello Spirito, sperimentavano anche in mezzo a contrarietà e tribolazioni la bellezza insopprimibile di appartenere a Cristo (I Lettura), di essere «suo popolo, gregge che egli guida» (Salmo). In fondo sta proprio qui il senso autentico di ogni vocazione, nel lasciarsi condurre con confidenza e docilità dalla "tenerezza potente" di colui che ci conosce come nessun'altro: l'Agnello-Pastore, che ci guida «alle fonti delle acque della vita» (II Lettura). Quale vita? La vita eterna che già qui e ora da lui riceviamo; la sola che risponde al nostro desiderio profondo di felicità e pienezza.